Margherita Verdi
Vive e lavora a Firenze dove ha iniziato la sua attività fotografica all’inizio degli anni Ottanta. Ha partecipato a numerose personali e collettive in Italia e all’estero, in musei e gallerie. Oltre alla ricerca fotografica, collabora con enti pubblici e privati nell’organizzazione di esposizioni ed attività culturali (ha curato, in collaborazione con Dryphoto, dal 1994 al 2004 il premio europeo donne fotografe I luoghi della vita). Ha realizzato diversi progetti fotografici alcuni dei quali sugli orti botanici, sull’archeologia industriale, musei di storia naturale, zoo, acquari e luoghi religiosi.
Le tracce degli invisibili (2019)
Nelle nostre città vivono tante persone che, per ragioni diverse, non hanno fissa dimora e che per lo stato civile non esistono.
Persone che durante il giorno vagano per le strada, piazze, giardini e la notte trovano dei rifugi provvisori per dormire. Luoghi dove, a volte, lasciano i loro effetti personali (vestiti, coperte etc..) quasi a ricreare un posto proprio.
Il progetto si propone di riprendere i luoghi dove le persone emarginate (homeless, immigrati) dormono: per strada, sotto ponti o altro, con gli oggetti che lasciano o usano. Tracce di persone che la notte abitano questi luoghi/rifugio e poi il giorno scompaiono, chissa dove, lasciando indizi che ci fanno intuire la loro presenza.
Soul’s habitats
Le fotografie riprendono interni di edifici sacri di varie religioni di diverse città europee. Lo scatto cerca di catturare l’aura che abita negli spazi andando oltre al motivo religioso per cui questi luoghi sono stati costruiti e rendendoli universali.
Soul’s habitats: interiorità del luogo che viene percepito dai nostri sensi, dal nostro corpo attraverso i sensi. La scelta dei luoghi di diverse religioni non ben riconoscibili nelle immagini: mischiare i luoghi per significare che l’anima si avverte ovunque.