Beatrice Mancini

Nata a Este, vive a Verona fino al 2004 per poi trasferirsi a Milano, quindi a Padova. Nel 2000 si laurea in Lettere Classiche e nel 2007 frequenta a Milano il Master in Photography and Visual Design. Nel 2011 è selezionata per la campagna Milano è bellissima. Espone dal 2010 al 2014 presso la galleria Belvedere di Milano. A dicembre 2011 vince il Portfolio Italia con il lavoro Love Camping-Apologia dello stanziale con Paola Fiorini. Nel 2012 espone a Milano, Orvieto, Roma e Padova nella mostra collettiva Volontariamente. Nel 2012 è finalista del premio Ponchielli. Nel 2015 partecipa ad un progetto in Bangladesh che da luogo alla mostra, Princess of Waterland esposta a Venezia, Milano, Firenze, Valdagno, Padova, Udine e Verona. Espone al teatro Franco Parenti in occasione di BookCity 2017 il libro fotografico Il respiro di Poveglia che realizza in collaborazione con il giornalista Christian Elia. Pubblica su riviste italiane e straniere tra cui GEO, D-La Repubblica, Sportweek, Emergency, L’Europeo, Focus Storia, Focus, Gioia, Il Venerdì di Repubblica, Famiglia Cristiana, GQ, Corriere della Sera, La Stampa, Il Giorno, Famiglia Cristiana, Cartier Art, Telegraph Magazine.


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Milano sotterranea

La città di Milano negli ultimi decenni è cambiata molto nel suo aspetto, e sta cambiando ogni giorno sotto i nostri occhi. Ma il grande cambiamento che ha trasformato Milano da città d’acqua a città di terra rimane sconosciuto ai più.

Ancora agli inizi del ‘900, molte di quelle che oggi sono strade erano canali navigabili ed alcune piazze piccoli laghi. Milano era una città con più di cento km di canali navigabili che si allacciavano ad importanti fiumi nel territorio circostante e da cui si poteva quindi raggiungere anche il mare.

Oggi le cose sono cambiate molto e la maggior parte di questi corsi d’acqua sono stati interrati o chiusi. Alcuni continuano a correre sotto il manto stradale per riaffiorare solo in in alcuni punti. Oggi la Milano sotterranea è un mondo che andrebbe riscoperto e valorizzato perché oltre ai vecchi navigli coperti, ci sono i resti della dominazione spagnola e le bellissime architetture del XX secolo.


IL RESPIRO DI POVEGLIA

Una piccola barca avanza, lenta, nella nebbia. Verso un destino. Da Malamocco, dove la vita ha trovato una sua strada, attraversando il canal Orfano, verso l’isola di Poveglia.
Già dal canale, in fondo, quel destino è l’assenza. Chiamato così per il numero dei soldati che ci hanno perso la vita nella guerra tra i Veneziani e i Franchi di Pipino d’Italia, è come un annuncio della vita che lascia i luoghi, abitandoli di ricordi, di immagini, di spazi vuoti. Dove la memoria, come l’acqua, come la nebbia, occupa lo spazio che si ritrova vuoto. Poveglia è stata un sanatorio, una base militare, un luogo di confino politico, un lazzaretto. Per altri è stato un luogo doloroso, perché qualcuno ci ha sofferto, fino al punto di togliersi la vita. O almeno così si dice. Per altri è stato un sogno di business, naufragato nelle suggestioni. Per altri è abitato da fantasmi.

Per voi sarà un viaggio, tra storia e immaginazione, tra vite di passaggio. Perché non era intento di questo libro ricostruire la storia dell’isola, smentirne le leggende, confermarne le suggestioni. Quello spetta agli storici.
Cercate voi, se vi interessa, chi potrebbero essere le voci che ascoltate. Provate a dare un volto. Oppure no. E ascoltate le voci di Poveglia, che in fondo sono quelle di tutti noi. E magari scoprirete, alla fine, che sono le vite di tutti. Perché il dolore e la paura, la rabbia e la speranza, non sono patrimonio esclusivo di nessun luogo. Solo che in alcuni luoghi simbolici, a volte, vengono relegati.
Perché la nebbia rende incerti i confini, ed è bello perdersi cercando vite che non sono le nostre. Per capire, una volta trovate, quanto ci raccontano di noi.