Patrizia Pulga
Nata a Bologna nel 1950, laureata in Scienze Politiche, dal 1979 è fotografa e docente di fotografia. Charter Member di Women In Photography International, si occupa di tematiche di genere, immigrazione, intercultura e delle modificazioni urbanistiche nelle città europee e statunitensi con reportage in Europa, USA, Asia, Africa e America Latina. Numerosi i progetti ideati come Women Photographers’ Net, censimento sulle fotografe europee per Bologna 2000 Città Europea della Cultura, Appunti contro il Razzismo con la scrittrice Elena Gianini Belotti, e quelli a cui ha partecipato come Lithuania 24 hours. Mostre presso: Museo d’Arte Moderna di Monaco di Baviera; Museo d’Arte Moderna di Zagabria, Museo d’Arte Moderna di Vilnius, Accademia Italiana di Londra, World Trade Center di Barcellona, 5a Biennial of Fine Art and Photography di Barcellona, Galleria degli Uffizi di Firenze, SICOF di Milano, Galleria d’Accursio, Biblioteca dell’Archiginnasio, Palazzo Comunale, Palazzo dei Notai, Cineteca di Bologna, Photo L.A di Los Angeles. Sue immagini fanno parte delle collezioni del Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma e della Women in Photography International Collection/Beinecke Library della Yale University. Nel 2017 ha scritto il volume Le donne fotografe dalla nascita della fotografia ad oggi: uno sguardo di genere, Ed. Pendragon.
L’ITALIA SONO ANCH’IO – IDENTITÀ IN TRANSITO
In Italia, come in tanti paesi europei, vivono, studiano e lavorano persone provenienti da altri continenti. In attesa di divenire cittadini italiani, hanno la carta di identità del nostro paese in quanto residenti, pur restando stranieri a tutti gli effetti. La loro identità è quindi incerta; il loro potere inesistente: sono invisibili perché non possono votare e, in assenza dello ius soli, anche i figli di immigrati nati in Italia, devono aspettare la maggiore età per diventare cittadini italiani.
Ho voluto rappresentare questa identità in transizione e questa invisibilità politica montando i ritratti che ho scattato a i nuovi cittadini provenienti da Africa, Asia e America Latina sul frontespizio delle loro carte di identità, scegliendo di evidenziare a livello visivo la profonda contraddizione del loro status.
(Progetto realizzato nel 2019; dati tecnici sugli artisti nell’info file)
FRAMMENTI METROPOLITANI
Ciò che accomuna le città fotografate è la presenza di grevi e compatti complessi residenziali che si snodano in successioni spaziali spesso claustrofobiche, con piazze che fungono solo da luogo di transito, non più incrocio e incontro tra differenti attività e persone. Al contrario, spesso negli edifici pubblici prevalgono elementi leggeri e specchianti come il vetro in grado di giocare con le trasparenze: sono strutture dalle linee agili che sfidano altezze e volumi altrimenti pesanti e incombenti e che riflettono nei loro perimetri le architetture che gli stanno di fronte, prendendo colori dal cielo, dal sole e dalle nuvole. Ma anche questi eleganti edifici di cristallo sembrano gusci trasparenti, involucri privi di vita autonoma e la totale assenza dei muri intercalati dalle finestre che un tempo fungevano da tramite tra il dentro e il fuori li fanno percepire come tante astronavi misteriose la cui bellezza protegge il loro interno da ogni indagine esterna. Il paesaggio urbano attuale è così la somma di mille frammenti e questo si riflette anche sul nostro modo di essere, di vivere e di relazionarci.
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